Il Bicchiere della Staffa: una storia di commiato e condivisione tra vino e cavalieri

Esistono tantissime espressioni o modi di dire legate al mondo dell’enologia ed alle abitudini nel consumo di vino ed alcolici: il buon vino, si sa, non è solo un prodotto commerciale e di consumo, ma fa parte di tantissimi aspetti della nostra tradizione. Momenti di condivisione, auguri, festeggiamenti e saluti, sono tipicamente suggellati da un brindisi.

Alla fine di una serata tra amici, a tutti sarà capitato di congedarsi dopo aver condiviso “il bicchiere della staffa”, ma da cosa deriva questo modo di dire? Si tratta dell’ultimo bicchiere consumato in compagnia, prima dei saluti e dell’epilogo della serata.

Le origini del Bicchiere della staffa

Il bicchiere della staffa è un termine che evoca immagini di commiati e celebrazioni, radicato in una tradizione che affonda le sue origini nella storia e nella cultura. Questa espressione, si riferisce all’ultimo bicchiere di alcol consumato prima di lasciare un luogo di ritrovo, come un simbolo di buon augurio per il viaggio di ritorno a casa.

Ma il significato del bicchiere della staffa va ben oltre il semplice atto di bere; è intriso di simbolismo, convivialità e il desiderio di trattenere per un momento in più il calore dell’amicizia e della compagnia.

Il termine risale al ‘700/’800, quando il mezzo di trasporto più usato era il cavallo. Al pari delle nostre moderne automobili, era abitudine dei più recarsi ovunque a cavallo, comprese nelle taverne e nelle locande.

Questo modo di dire trae le sue origini proprio dell’usanza dei cavalieri di bere un ultimo sorso di alcool prima di partire o all’esterno del locale con un piede già sulla staffa, pronti per montare a cavallo. Questo gesto, che trova il suo corrispondente modo di dire anche nei paesi anglosassoni (“stirrup-cup”) e francesi (“coup de l’étrier”), era inteso come un augurio per un viaggio sicuro, un’ultima dimostrazione di condivisione e un modo per rafforzare i legami prima della separazione.

L’espressione era in uso anche dopo aver ricevuto un ospite: era infatti buona educazione che il padrone di casa offrisse un ultimo bicchiere di vino come segno di riconoscenza, ospitalità ed augurio di buon viaggio di ritorno.

Un rituale contemporaneo

Con il passare dei secoli, l’usanza si è trasformata e adattata, mantenendo però inalterato il suo nucleo emotivo, e trovando posto in vari contesti sociali, dai banchetti formali ai raduni informali tra amici.

Oggi, il bicchiere della staffa simboleggia la chiusura di una serata trascorsa insieme, un rituale che sottolinea l’importanza delle relazioni umane e il valore del tempo condiviso. Non è tanto il tipo di bevanda a essere importante, quanto il gesto di condivisione e l’intento di lasciare un’ultima impronta positiva sull’incontro. Questa pratica, pur essendo un rito di addio, è carica di un’ottimistica anticipazione per i futuri incontri, un ponte tra il presente e il prossimo momento di comunione.

In una società sempre più frenetica, dove il tempo sembra scorrere implacabile, il bicchiere della staffa ci invita a rallentare, a riflettere sulle relazioni che arricchiscono la nostra vita e a nutrire quei legami con piccoli gesti significativi. Più che un semplice atto di convivialità, diventa un simbolo potente dell’umanità condivisa, un promemoria che, nonostante le distanze e gli impegni quotidiani, il valore dell’amicizia e del calore umano rimane imprescindibile.

Il bicchiere della staffa non è dunque solo una tradizione legata al consumo di vino: si tratta di un rito carico di significati, che celebra i legami interpersonali e l’importanza degli addii momentanei come preludio a futuri riunioni.

In esso si ritrova l’essenza stessa del congedo: non un finale, ma una promessa di ritorno, un brindisi alla convivialità ed alla condivisione di occasioni future.

Alla prossima occasione, prima di congedarvi da un ritrovo o una bella serata, ricordatevi di riscoprire e godervi insieme questo splendido rituale!

Prosit!

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