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Il segreto del suo successo:

il metodo Martinotti-Charmat nella produzione del Prosecco

Il Prosecco, eccellenza italiana nota in tutto il mondo per la sua freschezza e vivacità, deve parte del suo successo al processo col quale viene prodotto, fatto fermentare ed imbottigliato. Uno dei metodi più comuni utilizzati nella sua produzione è il metodo Martinotti-Charmat. Questo metodo viene spesso utilizzato per la produzione di spumanti, tra cui il Prosecco, ed è caratterizzato dalla fermentazione in grandi autoclavi a pressione controllata.

Ma in cosa consiste nello specifico questo particolare processo e come contribuisce a creare il caratteristico profilo gustativo del celebre spumante italiano? Scopriamolo insieme!

Il Metodo Martinotti – Charmat

Il metodo Martinotti, o metodo Charmat lungo, è la base del processo di produzione del Prosecco. Chiamato così in onore del suo inventore Federico Martinotti, questo metodo consiste nella fermentazione del vino di base (o seconda fermentazione) in grandi autoclavi. Questa particolare metodologia ha la particolare capacità di apportare caratteristiche specifiche organolettiche al prodotto finito e si sposa perfettamente con la tipologia di uve Glera, il vitigno che compone per almeno il 75% il vino Prosecco: questa integrazione è il connubio perfetto capace di dare vita ad un vino spumante davvero unico!

Il processo, oltre al mantenere la freschezza e l’aroma del vino, riflette perfettamente la filosofia del Prosecco, preservandone la purezza delle uve. Grazie anche al controllo delle temperature e della pressione, questo metodo gli conferisce quel tratto distintivo dall’aroma giovane e fruttato che l’ha reso celebre in tutto il mondo.

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La fermentazione in autoclave del Prosecco

Il cuore del metodo Martinotti-Charmat è dunque la fermentazione in autoclave. Vediamo insieme il loro funzionamento ed il processo nella sua interezza:

  • Fase di preparazione del vino base: le uve Glera subiscono una prima fermentazione dalla quale si ottiene il cosiddetto vino base, primo di bollicine;
  • Fase di trasferimento in autoclavi: il vino base viene trasferito in enormi contenitori pressurizzati di acciaio inox; progettate per resistere ad altissime pressioni, le autoclavi consentono di mantenere sotto pressione il vino durante questa seconda fermentazione;
  • Fase di aggiunta dei lieviti e degli zuccheri: la seconda fermentazione comincia con l’aggiunta di lieviti selezionati e zuccheri al vino base; mentre i lieviti trasformano gli zuccheri in alcool ed anidride carbonica, la pressione all’interno delle autoclavi aiuta a trattenere le bollicine che si sviluppano durante il processo;
  • Fase di controllo della temperatura e della pressione: durante la fermentazione in autoclave è di fondamentale importanza controllare in maniera piuttosto precisa la temperatura e la pressione del prodotto. La pressione ottimale (che varia tra i 12 ed i 18 gradi centigradi) viene affiancata e calibrata unitamente ad una pressione piuttosto elevata che, combinata con la bassa temperatura, consente di ottenere delle bollicine piuttosto fini, persistenti e durature nel tempo;
  • Fase di filtrazione e stabilizzazione: completata la seconda fermentazione in autoclave, il vino viene filtrato minuziosamente per rimuovere tutti i residui dei lieviti ed altri possibili sedimenti; a questo segue un’operazione di stabilizzazione del prodotto che eviterà che il vino si intorpidisca e ne andrà a garantire la chiarezza;
  • Fase di raffreddamento e pastorizzazione: in questa fase, non sempre inserita nel processo, alcuni produttori scelgono di pastorizzare il vino Prosecco dopo la seconda fermentazione in autoclave. L’azione consiste nel raffreddare in maniera piuttosto rapida il prodotto, con l’obiettivo di arrestare l’attività dei lieviti e stabilizzarlo ulteriormente;
  • Fase di imbottigliamento: il metodo Martinotti – Charmat prevede infine l’imbottigliamento e la chiusura con tappo (a corona o a vite); alcune varietà di Prosecco non prevedono altre lavorazioni perché possa essere mantenuto il suo carattere secco; diverso è per le tipologie di vino più dolci, alle quali vengono aggiunti zuccheri prima dell’imbottigliamento.

imbottigliamento del Prosecco

Per concludere, il metodo Martinotti-Charmat svolge un ruolo cruciale nella creazione del Prosecco amato in tutto il mondo. La combinazione di questo metodo con le uve Glera e la filosofia del Prosecco danno vita ad un vino spumante  davvero eccezionale, che ha ben poco da invidiare ai suoi competitor.

Conoscere il processo di produzione contribuisce sicuramente ad una migliore comprensione del prodotto e, perché no, ad una più consapevole e gustosa degustazione di questo iconico vino italiano.

Pronti a provarlo?

Prosit!

 

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